Metastasi epatiche che scompaiono dopo la chemioterapia

Vanishing liver metastases

La chemioterapia per le metastasi epatiche da tumore colorettale consente oggi di trattare con efficacia queste lesioni e di ridurre le loro dimensioni.
A volte queste metastasi possono addirittura scomparire.
Questo non significa che le metastasi siano effettivamente curate ed sempre consigliabile la loro asportazione chirurgica con una o più resezioni epatiche.
Il problema principale è rappresentato da come riuscire a identificare queste metastasi durante la resezione epatica e come possa essere possibile eseguire interventi veramente efficaci dal punto di vista oncologico.

Variazioni nei risultati rischio-aggiustati in 4318 resezioni epatiche laparoscopiche

Lo studio dimostra che i chirurghi possono agire secondo le linee guida nell’interesse del paziente, modificando l’approccio operatorio in relazione alle diverse indicazioni e alle esperienze diverse, ma in definitiva fornendo la stessa qualità di assistenza. La calcolatrice proposto dallo studio può standardizzare il rischio. I suoi risultati possono essere uno strumento prezioso per monitorare le prestazioni delle resezioni epatiche laparoscopiche e per adottare misure sanitarie tempestive per correggere eventuali sottoperformance.

Difficoltà nelle resezioni epatiche laparoscopiche

Con l’introduzione della chirurgia mini-invasiva del fegato, sono stati proposti alcuni punteggi per identificare la difficoltà nell’esecuzione delle resezioni epatiche laparoscopiche. La presentazione propone una loro analisi critica per metterne in evidenza le differenze. E’ stata presentata il 10 marzo 2022 nell’ambito del programma di diffusione e implementazione della chirurgia laparoscopica del fegato nell’ambito di Olympus Continuum.

L’immunoterapia con cemiplimab prima della resezione epatica per epatocarcinoma

Cemiplimab

La rivista scientifica The Lancet Gastroenterology & Hepatology pubblica i risultati dello studio di fase di fase 2 NCT03916627 sull’uso pre-operatorio del cemiplimab (un farmaco immunoterapico anti-PD-1) in pazienti con epatocarcinoma resecabile.

Dei 20 pazienti con epatocarcinoma resecato che avevano ricevuto il farmaco prima dell’operazione, quattro (20%) hanno avuto una significativa necrosi tumorale. Tre (15%) di questi 20 pazienti hanno avuto una risposta parziale e tutti gli altri pazienti hanno mantenuto una malattia stabile.

Lo studio è il più grande che avvalora il dato a favore della monoterapia perioperatoria mirata al PD-1 nel carcinoma epatocellulare. Anche se lo studio è limitato dal piccolo numero di pazienti, ha però dimostrato l’attività clinica del cemiplimab.

I risultati sono di certo preliminari, e la piccola popolazione coinvolta potrebbe non essere responsabile di una covarianza; tuttavia, la popolazione di pazienti in questo studio è rappresentativa di quella più globale di quelli portatori del carcinoma epatocellulare e risposte all’immunoterapia simili o comparabili sono state osservate anche in sottogruppi come pazienti asiatici e non asiatici

Questo studio, insieme ad altri studi di immunoterapia neoadiuvante in molti altri tipi di tumore, supporta di continuare a valutare l’uso dell’immunoterapia perioperatoria per ridurre i tassi di recidiva e il possibile sviluppo di malattia non più resecabile o metastatica.

Valutazione dei risultati postoperatori dopo chirurgia epatica a cielo aperto nei pazienti cirrotici con carcinoma epatocellulare

HCC

Questo studio propone una valutazione di base per i risultati a breve distanza che si possono ottenere con l’esecuzione di resezioni epatiche “aperte” (o laparotomiche) nei pazienti cirrotici con carcinoma epatocellulare, stratificandola per la complessità chirurgica dell’operazione stessa. La differenza tra i valori di riferimento dei risultati ottenuti durante la pratica quotidiana riflette lo spazio per una potenziale crescita, con l’obiettivo di incoraggiare il costante miglioramento dei risultati tra i chirurghi epatici.

Colangiocarcinoma in Europa

Registro colangiocarcinoma

Questo studio europeo include più di 2.200 pazienti con colangiocarcinoma che provengono da 11 paesi europei e fornisce una completa analisi degli aspetti diagnostici, prognostici e terapeutici del complesso panorama del colangiocarcinoma. Lo studio dimostra che il colangiocarcinoma è un tumore che ancora viene diagnosticato in uno stadio avanzato. Per questo motivo una percentuale significativa di pazienti non riesce a ricevere una qualche terapia specifica per il tumore, con la conseguenza che la prognosi resta sfavorevole. Sarebbe quindi necessario impostare e promuovere campagne di sensibilizzazione e programmi educativi volti a prevenire i fattori di rischio legati agli stili di vita e l’attuazione di una sorveglianza per la diagnosi precoce del tumore nelle popolazioni ad alto rischio, per diminuire la mortalità correlata al cancro. Per questo motivo, questo studio rappresenta un dato prezioso per i futuri studi con nuove terapie mirate e per la progettazione di una nuova generazione di sperimentazioni cliniche personalizzate.

Resezione vs. Sorafenib nell’epatocarcinoma

Resezione vs Sorafenib nell'epatocarcinoma

I risultati di questo studio combinato dei due gruppi ITA.LI.CA e HE.RC.O.LE.S mostrano che la resezione epatica offre migliori risultati in termini di sopravvivenza dei pazienti portatori di epatocarcinoma intraepatico non metastatico avanzato rispetto alla terapia medica con il sorafenib. Quindi, in accordo con un approccio personalizzato alla terapia di questa malattia e seguendo una strategia terapeutica gerarchica, il trattamento chirurgico con la resezione epatica, se realizzabile sia dal punto di vista clinico che dal punto di vista tecnico, dovrebbe essere proposto come terapia di prima linea.

Stato dell’arte delle resezioni epatiche robotiche

Resezioni epatiche robotiche

L’approccio mini invasivo rappresenta una strada fondamentale nell’esecuzione di interventi sul fegato. La possibilità di eseguire interventi con l’uso del robot chirurgico è una ulteriore frontiera nell’innovazione nel campo delle epatectomie.

Recidiva di HCC dopo Resezione epatica

I dati di questo studio sono stati raccolti nell’ambito del Registro Italiano “Hepatocarcinoma Recurrence on the Liver Study Group” (He.RC.O.Le.S.). Dopo una valutazione 1:1 eseguita con la “propensity score-matched analysis” (PSM), sono stati confrontati due gruppi di ammalati: il gruppo PH (pazienti sottoposti ad una prima resezione per un carcinoma epatocellulare) e il gruppo SH (pazienti resecati per recidiva di HCC intraepatico dopo precedenti trattamenti correlati proprio all’HCC). I risultati hanno mostrato che i pazienti del gruppo SH hanno eseguito resezioni epatiche equivalenti a quelle del gruppo PH in termini di sicurezza, fattibilità e risultati a lungo termine e coerenti con dati simili già raccolti in Asia orientale. In attesa di futuri algoritmi per l’allocazione dei pazienti alla terapia per la presenza di recidiva di HCC, il trattamento con una resezione epatica dopo l’effettuazione di altri trattamenti per l’HCC sembra essere un’alternativa idonea per pazienti candidabili all’intervento chirurgico, indipendentemente da quale sia stata la precedente terapia eseguita.