Pagina Iniziale » Fegato » Litiasi della Colecisti
La Litiasi della colecisti
Calcoli biliari
Calcoli alla colecisti, calcoli della cistifellea
Litiasi biliare
Cosa sono i calcoli biliari
La litiasi della colecisti (o calcoli biliari, spesso impropriamente denominati anche come “calcoli al fegato”) rappresenta una situazione caratterizzata dalla presenza di formazioni dure, simili a sassi, di dimensioni variabili da pochi millimetri a qualche centimetro, all’interno della colecisti (o cistifellea).
È una malattia assai frequente, presente nel 10-15% della popolazione adulta. La sua diffusione è maggiore nel sesso femminile e si associa spesso con gravidanze multiple, obesità o rapidi cali ponderali.
Perché si formano i calcoli ? Le cause
Ci sono 2 tipi fondamentali di calcoli: calcoli di colesterolo e calcoli pigmentati.
I calcoli di colesterolo rappresentano circa il 70% dei casi dei Paesi Occidentali. La nascita è dovuta a più di una causa e la formazione avviene in 3 stadi:
- saturazione del colesterolo,
- nucleazione e
- formazione dei calcoli.
Requisito essenziale è che il fegato del il paziente produca una bile satura in colesterolo. Il mantenimento del colesterolo nella bile dipende dall’equilibrio con alcuni fattori quali i sali biliari e i fosfolipidi. Se questo equilibrio si rompe, si produce una bile satura in colesterolo che rappresenta il fattore favorente la precipitazione del colesterolo stesso. Il successivo passo consiste nella formazione, da minuti cristalli di colesterolo, di agglomerati più grandi, già visibili ad occhio nudo. A questo punto, la formazione di calcoli veri e propri è inevitabile.
I calcoli pigmentati vengono a loro volta distinti in bruni, associati di solito ad infezioni e di riscontro soprattutto in Asia, e neri, non associati ad infezioni biliare (di comune riscontro nei pazienti con concomitanti malattie del sangue o cirrotici e presenti solo nella colecisti). La matrice di questi calcoli è rappresentata da bilirubina non coniugata che si combina e precipita con il calcio a formare bilirubinati di calcio.
Come si manifestano i calcoli della colecisti ? I sintomi
Molti dei pazienti con litiasi biliare rimangono senza sintomi per molti anni (circa il 50-70%) e possono anche non svilupparne mai alcuno.
In altri casi, con una frequenza difficilmente stimabile, i calcoli possono causare sintomi o complicanze anche severe, come la colecistite acuta, l’empiema della colecisti, le angiocoliti o la pancreatite acuta.
Il sintomo più comune riferibile con certezza ai calcoli della colecisti è la colica biliare postprandiale. È necessario che il medico definisca con molta cura i sintomi, prima di ascriverli con sicurezza ai calcoli.
La “colica” biliare si distingue per:
- la sua localizzazione (generalmente all’epigastrio, la zona al di sotto dello sterno, e solo nel 30% dei casi all’ipocondrio destro, il fianco destro),
- la durata (da 30 minuti a 3 ore) e
- l’intensità.
e può essere associata a nausea e a vomito. Il dolore ha intensità massima nella regione epigastrica (la zona al di sotto dello sterno), con una irradiazione verso l’ipocondrio destro nel 30% dei casi ed un’irradiazione verso la schiena nel 6%; solo in una percentuale poco superiore al 10% la sede del dolore ‚ esclusivamente l’ipocondrio destro. I pazienti sintomatici presentano il 25% di possibilità in più, rispetto a quelli asintomatici, di sviluppare complicanze legate alla presenza di calcoli.
La colica biliare regredisce con l’uso di farmaci antispastici. La diagnosi, in presenza di una sintomatologia tipica, è confermata dall’ecografia addominale, con il riscontro di calcoli di varie dimensioni all’interno della colecisti.
Solo una percentuale dell’1-4% per anno sviluppa sintomi legati ai calcoli o alle sue complicanze. Circa il 10% dei pazienti sviluppa sintomi nei 5 anni successivi alla diagnosi di calcolosi e circa il 20% nei 20 anni successivi.
Numerosi altri sintomi generali aspecifici, come la cefalea, o sintomi digestivi, quali le turbe del transito o le turbe dispeptiche, la nausea ed il vomito in assenza di dolore, possono condurre all’esecuzione di un’ecografia addominale e quindi al rilievo di litiasi della colecisti. Questi sintomi non sono però generalmente legati alla presenza dei calcoli. La loro contemporaneità in assenza di dolore biliare non modifica il carattere “asintomatico” di un’eventuale calcolosi della colecisti.
Cosa può succedere ? Le complicanze dei calcoli
La “colecistite acuta” è sicuramente la complicanza più frequente della litiasi colecistica. È di solito causata da un’ostruzione acuta del dotto cistico da parte di un calcolo incuneato nel dotto o nell’infundibolo. Il dolore è simile a quello della colica biliare, ma persiste per più di qualche ora e può rimanere anche qualche giorno. Si può associare a nausea, vomito, tensione addominale con reazione addominale in ipocondrio destro. La colecisti si può distendere (idrope della colecisti) e può comparire la “febbre” con leucocitosi. In questi casi l’evoluzione è la comparsa di un empiema della colecisti con materiale purulento al suo interno.
La “perforazione della colecisti” è una rara complicanza che compare soprattutto negli anziani e negli immunodepressi. E’ caratterizzata dalla comparsa di un addome acuto che richiede un intervento d’urgenza. Talvolta si può formare una fistola bilio-enterica (“fistola bilio-digestiva) e il calcolo può portare ad un’ostruzione determinando il noto “ileo biliare da calcoli”. In questi casi, il trattamento consiste nella laparotomia d’urgenza.
La litiasi della colecisti è causa di “pancreatite acuta” nel 30-70% dei casi. I sintomi sono simili alla classica pancreatite acuta. Il trattamento dipende dalla severità del quadro clinico. Se possibile è meglio far precedere il trattamento medico alla colecistectomia. Se la situazione è in progressivo peggioramento si deve ricorrere alla laparotomia d’urgenza.
Chi deve essere operato ?
L’insorgenza delle complicazioni è quasi sempre preceduto dalla comparsa dei sintomi. Nessun elemento, né l’età, né il sesso, né il tipo o le dimensioni dei calcoli, né la durata della malattia, né la coesistenza di malattie associate permette attualmente di definire che una litiasi asintomatica si complicherà o darà origine a coliche biliari.
Viene quindi consigliato l’intervento chirurgico di asportazione della colecisti a chi ha avuto almeno un episodio di colica biliare.
L’unica eccezione è rappresentata dalla presenza di una colecisti a pareti calcifiche (cosiddetta “a porcellana”) in cui, anche in assenza di calcolosi, l’associazione con il cancro è estremamente alta (circa il 25% dei casi). In considerazione della maggiore incidenza di morbidità e mortalità nei pazienti diabetici operati d’urgenza, è opportuno in questi casi procedere alla colecistectomia al primo insorgere dei sintomi.
Chi NON deve essere operato ?
Dal quadro sinora descritto non sembra giustificato proporre un trattamento profilattico della calcolosi nei pazienti senza sintomi, ma solo una sorveglianza ecografica annuale.
Numerosi altri sintomi generali aspecifici o sintomi digestivi possono condurre all’esecuzione di un’ecografia addominale e quindi al rilievo di litiasi della colecisti. Questi sintomi non sono generalmente legati alla presenza di litiasi biliare e la loro presenza, in assenza di dolore biliare, non modifica il carattere “asintomatico” di un’eventuale calcolosi della colecisti. Questi sintomi non regrediranno con l’asportazione della colecisti e quindi questi pazienti non dovrebbero essere operati.
Il ruolo causale tra litiasi e cancro della colecisti è tuttora da definire (i dati riportati sono di 1 caso su 1000 pazienti con litiasi per anno). Non esistono dati per giustificare l’indicazione ad asportare la colecisti nei pazienti con calcolosi asintomatica.
Rimane invece controverso se l’asportazione della colecisti debba essere eseguita nei pazienti con calcolosi asintomatica durante interventi di chirurgia addominale non diretti verso il fegato. Sicuramente la colecistectomia non deve essere eseguita nei pazienti ad alto rischio di complicanze postoperatorie, quali i cirrotici o gli ipertesi portali. Non sono invece disponibili dati sufficienti per determinare se esista un indicazione alla colecistectomia in altri gruppi di pazienti con litiasi asintomatica, quali i pazienti pediatrici con sferocitosi, i pazienti in lista di attesa per trapianto di rene o di cuore e/o gli immunodepressi che possono presentare un importante aumento dell’incidenza di complicanze e di mortalità correlata alle complicanze della litiasi.
Come si curano i calcoli della colecisti ? La terapia
L’approccio ai calcoli della colecisti è stato decisamente modificato, dagli inizi degli anni ’90, dallo sviluppo della chirurgia laparoscopica e della sua rapida diffusione in tutte le strutture chirurgiche universitarie, ospedaliere o private.
Questa metodica ha imposto una rivalutazione critica di tutte le altre metodiche di trattamento della litiasi, chirurgiche e non, ed una riconsiderazione dell’atteggiamento da tenere di fronte alla litiasi asintomatica, che viene sempre più frequentemente segnalata grazie allo screening ecografico.
Negli ultimi 20 anni sono stati proposti numerosi alternative alla chirurgia per il trattamento della litiasi della colecisti.
La dissoluzione farmacologica con acidi biliari è stata introdotta nei primi anni ’70. Il farmaco di scelta è l’acido ursodesossicolico. L’indicazione migliore è rappresentata dai pazienti sintomatici con piccoli (< 5 mm) calcoli di colesterolo mobili in una colecisti funzionante. Tale evenienza comprende circa il 15% dei pazienti portatori di litiasi biliare. La terapia ha una durata variabile fra i 6 ed i 12 mesi ed è necessario monitorare con cura i pazienti per verificarne l’efficacia. In una percentuale di pazienti variabile fra il 60 ed il 90% la terapia è efficace, ma in circa nella metà di questi pazienti i calcoli si ripresenteranno nell’arco di 5 anni.
Non ci sono dati sufficienti che supportino una terapia di mantenimento a lunghissimo termine. La percentuale di successo della terapia farmacologica è maggiore e la recidiva dei calcoli inferiore nei pazienti giovani, non obesi e con calcolo unico. Le indicazioni attuali sono limitate a pazienti sintomatici che rientrano nei criteri di sicura efficacia del farmaco e nei quali esista un rischio anestesiologico per età o malattie associate.
La litotrissia con onde d’urto è stata proposta a metà degli anni ’80 e diverse sono le modalità di produzione delle onde. È stato rilevato che l’efficacia della terapia è proporzionale alla quantità di energia trasferita ai calcoli. La metodica prevede la frammentazione dei calcoli in pezzi più piccoli che possano poi essere dissolti farmacologicamente o che possano passare nell’intestino. È quindi necessaria l’esecuzione di una terapia medica adiuvante con acido ursodesossicolico.
Il successo del trattamento ‚ dipendente dal numero e dal volume dei calcoli così come anche la recidiva è dipendente dal numero dei calcoli precedentemente eliminati. La procedura prevede la possibilità di insorgenza di alcune complicanze minori quali una transitoria ipertransaminasemia, pancreatite ed ematuria. I risultati migliori vengono ottenuti per calcoli unici di diametro inferiore a 20 mm: in questo caso ‚ stata registrata una percentuale di successo dall’80 al 90% ad 1 anno. Il ruolo della litotrissia ‚ sempre più ristretto, limitandosi l’indicazione alle forme sintomatiche di litiasi con colecisti funzionante e calcoli di piccole dimensioni e numero limitato, in pazienti a rischio chirurgico elevato o che comunque rifiutino anche l’intervento laparoscopico.
Bisogna dire che questa metodica è diventata oggi obsoleta e non viene quasi più praticata.
La litolisi per contatto è la metodica per la quale l’esperienza clinica è minore. L’agente chimico proposto è il metil-terbutil-etere (o MTBE). L’MTBE è solitamente introdotto nella colecisti attraverso un catetere transepatico percutaneo. Una pompa automatica peristaltica agevola una distribuzione efficace e la rimozione del solvente. Tuttavia, i calcoli composti in prevalenza da colesterolo possono dissolversi in un periodo che va da ore a giorni. L’impiego è consigliato in pazienti che sono ad alto rischio chirurgico. Resta comunque una tecnica con indicazioni eccezionali giustificabile solo per ragioni di ricerca presso Centri altamente specializzati.
Terapia Chirurgica. La colecistectomia laparotomica (l’intervento che viene eseguito con l’apertura dell’addome, con un taglio che segue il margine inferiore delle ultime costole di destra) è stata la terapia di scelta per la rimozione dei calcoli della colecisti negli ultimi 100 anni ed ancora fino alla fine degli anni ’80 era considerata il punto di riferimento nel trattamento della litiasi. L’intervento è sicuro, con una mortalità operatoria intorno allo 0,05%. Complicanze maggiori sono poco frequenti. I dati che si riportano le complicanze e la mortalità della colecistectomia convenzionale si riferiscono oggi a casistiche “storiche”, che includono pazienti a diverso rischio anestesiologico e chirurgico e talvolta operati in urgenza. L’intervento è da proporre oggi in prima istanza in pazienti con empiema della colecisti o in pazienti con precedenti interventi sull’addome superiore o quando ci sia il sospetto di un cancro.
La colecistectomia effettuata attraverso una minilaparotomia di pochi centimetri è stata proposta come modificazione della tecnica originaria con l’obiettivo di ridurre il dolore postoperatorio. I dati pubblicati si riferiscono tuttavia a pochi pazienti altamente selezionati per la facilità dell’accesso chirurgico. Tuttavia la tecnica non presenta nessun vantaggio rispetto alla colecistectomia effettuata per via laparoscopica e non ha incontrato un’ampia diffusione.
La colecistectomia laparoscopica è un intervento proposto dagli anni ’90 e dopo 30 anni dalla sua applicazione è possibile affermare che garantisce un trattamento sicuro ed efficace per i pazienti portatori di litiasi della colecisti. In rapporto alla colecistectomia convenzionale, la colecistectomia laparoscopica offre il grande vantaggio di ridurre il dolore postoperatorio ed il periodo di convalescenza, di abolire l’ileo paralitico, senza incrementi nella mortalità o nella morbilità. I problemi estetici legati alla cicatrice laparotomica sono assai ridotti. Il rischio di lesioni alla via biliare principale è sostanzialmente sovrapponibile a quello presente con la tecnica convenzionale.
L’intervento è comunque effettuato in anestesia generale per poter far fronte alla possibilità di una conversione immediata in laparotomia, nei pochissimi casi in cui non sia possibile completare l’intervento per la presenza di aderenze o flogosi o situazioni anatomiche particolari che aumentino notevolmente il rischio di lesioni iatrogene della via biliare o dell’arteria epatica. I pazienti vengono dimessi mediamente entro 2 giorni dall’intervento (anche se è possibile ridurre il ricovero postoperatorio alle 12 ore successive all’intervento). Il ritorno ad una attività lavorativa regolare può essere fatto entro la prima settimana dall’intervento. La tecnica laparoscopica riduce sostanzialmente i costi legati alla degenza ospedaliera ed al recupero fisico postoperatorio.
Resta da sottolineare che i risultati clinici sono comunque influenzati dall’abilità e dall’esperienza del chirurgo che esegue l’intervento. La possibilità di convertire l’intervento da laparoscopico a laparotomico ‚ intorno al 2-10% e non rappresenta un insuccesso della tecnica, ma deve riflettere il risultato della valutazione chirurgica intraoperatoria. Inoltre, all’inizio dell’esperienza (“learning curve”), è stato riportato un aumento d’incidenza rispetto alla via tradizionale di complicanze legate a lesioni iatrogene della via biliare.
La colecistectomia laparoscopica è più problematica in corso di colecistite acuta o in presenza di aderenze per interventi pregressi sull’addome superiore; queste condizioni, se non rappresentano delle controindicazioni assolute all’intervento, impongono una maggiore prudenza ed una particolare esperienza del chirurgo. Diverse strategie combinate fra colecistectomia laparoscopica ed estrazione endoscopica vengono eseguite con successo nei pazienti con calcolosi della via biliare principale. Le uniche controindicazioni reali sono rappresentate dall’ipertensione portale, dalle fistole bilio-biliari, dal sospetto della carcinoma della colecisti, dalla presenza di colecisti “a porcellana”. La tecnica laparoscopica ha ormai assunto un ruolo preponderante nel trattamento della litiasi colecistica ‚ da considerarsi oggi l’intervento di prima scelta nella litiasi sintomatica non complicata.
- Ultimo aggiornamento della pagina: 10/06/2023
Linee Guida per la Diagnosi ed il Trattamento dei Calcoli Biliari
2016
Lammert F; Acalovschi M; Ercolani G; Erpecum K J; Gurusamy K S; Laarhoven C J; Portincasa P
EASL Clinical Practice Guidelines on the prevention, diagnosis and treatment of gallstones Journal Article
In: Journal of Hepatology, vol. 65, no. 1, pp. 146 – 181, 2016, ISSN: 01688278, (Cited by: 221; All Open Access, Bronze Open Access, Green Open Access).
@article{Lammert2016146,
title = {EASL Clinical Practice Guidelines on the prevention, diagnosis and treatment of gallstones},
author = {Frank Lammert and Monica Acalovschi and Giorgio Ercolani and Karel J. Erpecum and Kurinchi S. Gurusamy and Cees J. Laarhoven and Piero Portincasa},
url = {https://www.scopus.com/inward/record.uri?eid=2-s2.0-84964374624&doi=10.1016%2fj.jhep.2016.03.005&partnerID=40&md5=e3e89c97097dfc79a7fd5354fcd56dc6},
doi = {10.1016/j.jhep.2016.03.005},
issn = {01688278},
year = {2016},
date = {2016-01-01},
urldate = {2016-01-01},
journal = {Journal of Hepatology},
volume = {65},
number = {1},
pages = {146 – 181},
publisher = {Elsevier B.V.},
note = {Cited by: 221; All Open Access, Bronze Open Access, Green Open Access},
keywords = {},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
2015
Cartabellotta A; Comberlato M
Linee guida per la diagnosi e il trattamento della litiasi biliare Journal Article
In: Evidence, vol. 7, iss. 1, pp. e1000101, 2015.
@article{nokey,
title = {Linee guida per la diagnosi e il trattamento della litiasi biliare},
author = {Antonino Cartabellotta and Michele Comberlato},
url = {https://www.evidence.it/lettura_pdf.php?id_articolo=452},
doi = {10.4470/E1000101},
year = {2015},
date = {2015-01-15},
journal = {Evidence},
volume = {7},
issue = {1},
pages = {e1000101},
abstract = {La litiasi biliare (LB) è una patologia frequente che nei paesi occidentali colpisce il 10-15% degli adulti (1,2). Considerata l’inappropriata variabilità nella gestione di questa condizione, è emersa la necessità di produrre raccomandazioni cliniche per la diagnosi e il trattamento dei pazienti con LB, coledocolitiasi e colecistite acuta al fine di migliorare gli outcome e ottimizzare l’uso delle risorse.
Questo articolo riassume le più recenti raccomandazioni del NICE (National Institute for Health and Care Excellence) sul trattamento della LB (3). Le raccomandazioni del NICE si basano su una revisione sistematica delle migliori evidenze disponibili e sull’esplicita considerazione della costo-efficacia degli interventi sanitari. Quando le evidenze sono limitate, le raccomandazioni si basano sull’esperienza del gruppo che ha prodotto la linea guida — Guidelines Development Group (GDG) — e sulle norme di buona pratica clinica. I livelli di evidenza delle raccomandazioni cliniche sono indicati in corsivo tra parentesi quadre.},
keywords = {},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
Questo articolo riassume le più recenti raccomandazioni del NICE (National Institute for Health and Care Excellence) sul trattamento della LB (3). Le raccomandazioni del NICE si basano su una revisione sistematica delle migliori evidenze disponibili e sull’esplicita considerazione della costo-efficacia degli interventi sanitari. Quando le evidenze sono limitate, le raccomandazioni si basano sull’esperienza del gruppo che ha prodotto la linea guida — Guidelines Development Group (GDG) — e sulle norme di buona pratica clinica. I livelli di evidenza delle raccomandazioni cliniche sono indicati in corsivo tra parentesi quadre.
2014
NICE
Gallstone disease: diagnosis and management Working paper
2014.
@workingpaper{nokey,
title = {Gallstone disease: diagnosis and management},
author = {NICE},
url = {https://www.nice.org.uk/guidance/cg188/resources/gallstone-disease-diagnosis-and-management-pdf-35109819418309},
year = {2014},
date = {2014-10-29},
abstract = {This guideline covers diagnosing and managing gallstone disease in adults. It aims to reduce variation in care by promoting the most effective treatments, and to improve the advice given to people with gallstone disease before and after treatment.},
keywords = {},
pubstate = {published},
tppubtype = {workingpaper}
}
Linee Guida per la Diagnosi ed il Trattamento dei Polipi della Colecisti
2022
Kamaya A; Fung C; Szpakowski J; Fetzer D T; Walsh A J; Alimi Y; Bingham D B; Corwin M T; Dahiya N; Gabriel H; Park W G; Porembka M R; Rodgers S K; Tublin M E; Yuan X; Zhang Y; Middleton W D
Management of incidentally detected gallbladder polyps: Society of Radiologists in Ultrasound consensus conference recommendations Journal Article
In: Radiology, vol. 305, no. 2, pp. 277–289, 2022.
@article{Kamaya2022-oq,
title = {Management of incidentally detected gallbladder polyps: Society of Radiologists in Ultrasound consensus conference recommendations},
author = {Aya Kamaya and Christopher Fung and Jean-Luc Szpakowski and David T Fetzer and Andrew J Walsh and Yewande Alimi and David B Bingham and Michael T Corwin and Nirvikar Dahiya and Helena Gabriel and Walter G Park and Matthew R Porembka and Shuchi K Rodgers and Mitchell E Tublin and Xin Yuan and Yang Zhang and William D Middleton},
url = {https://pubs.rsna.org/doi/10.1148/radiol.213079?url_ver=Z39.88-2003&rfr_id=ori:rid:crossref.org&rfr_dat=cr_pub%20%200pubmed
https://pubs.rsna.org/doi/epdf/10.1148/radiol.213079},
doi = {10.1148/radiol.213079},
year = {2022},
date = {2022-11-01},
urldate = {2022-11-01},
journal = {Radiology},
volume = {305},
number = {2},
pages = {277--289},
publisher = {Radiological Society of North America (RSNA)},
abstract = {Gallbladder polyps (also known as polypoid lesions of the
gallbladder) are a common incidental finding. The vast majority
of gallbladder polyps smaller than 10 mm are not true neoplastic
polyps but are benign cholesterol polyps with no inherent risk
of malignancy. In addition, recent studies have shown that the
overall risk of gallbladder cancer is not increased in patients
with small gallbladder polyps, calling into question the
rationale for frequent and prolonged follow-up of these common
lesions. In 2021, a Society of Radiologists in Ultrasound, or
SRU, consensus conference was convened to provide
recommendations for the management of incidentally detected
gallbladder polyps at US. See also the editorial by Sidhu and
Rafailidis in this issue.},
keywords = {},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
gallbladder) are a common incidental finding. The vast majority
of gallbladder polyps smaller than 10 mm are not true neoplastic
polyps but are benign cholesterol polyps with no inherent risk
of malignancy. In addition, recent studies have shown that the
overall risk of gallbladder cancer is not increased in patients
with small gallbladder polyps, calling into question the
rationale for frequent and prolonged follow-up of these common
lesions. In 2021, a Society of Radiologists in Ultrasound, or
SRU, consensus conference was convened to provide
recommendations for the management of incidentally detected
gallbladder polyps at US. See also the editorial by Sidhu and
Rafailidis in this issue.
Foley K G; Lahaye M J; Thoeni R F; Soltes M; Dewhurst C; Barbu S T; Vashist Y K; Rafaelsen S R; Arvanitakis M; Perinel J; Wiles R; Roberts S A
Management and follow-up of gallbladder polyps: updated joint guidelines between the ESGAR, EAES, EFISDS and ESGE Journal Article
In: European Radiology, vol. 32, no. 5, pp. 3358 – 3368, 2022, ISSN: 09387994, (Cited by: 7; All Open Access, Green Open Access, Hybrid Gold Open Access).
@article{Foley20223358,
title = {Management and follow-up of gallbladder polyps: updated joint guidelines between the ESGAR, EAES, EFISDS and ESGE},
author = {Kieran G. Foley and Max J. Lahaye and Ruedi F. Thoeni and Marek Soltes and Catherine Dewhurst and Sorin Traian Barbu and Yogesh K. Vashist and Søren Rafael Rafaelsen and Marianna Arvanitakis and Julie Perinel and Rebecca Wiles and Stuart Ashley Roberts},
url = {https://www.scopus.com/inward/record.uri?eid=2-s2.0-85121354313&doi=10.1007%2fs00330-021-08384-w&partnerID=40&md5=e244dfb80a773d07ec752c3661bc2cd6},
doi = {10.1007/s00330-021-08384-w},
issn = {09387994},
year = {2022},
date = {2022-01-01},
urldate = {2022-01-01},
journal = {European Radiology},
volume = {32},
number = {5},
pages = {3358 – 3368},
publisher = {Springer Science and Business Media Deutschland GmbH},
abstract = {Abstract: Main recommendations: 1.Primary investigation of polypoid lesions of the gallbladder should be with abdominal ultrasound. Routine use of other imaging modalities is not recommended presently, but further research is needed. In centres with appropriate expertise and resources, alternative imaging modalities (such as contrast-enhanced and endoscopic ultrasound) may be useful to aid decision-making in difficult cases. Strong recommendation, low–moderate quality evidence.2.Cholecystectomy is recommended in patients with polypoid lesions of the gallbladder measuring 10 mm or more, providing the patient is fit for, and accepts, surgery. Multidisciplinary discussion may be employed to assess perceived individual risk of malignancy. Strong recommendation, low-quality evidence.3.Cholecystectomy is suggested for patients with a polypoid lesion and symptoms potentially attributable to the gallbladder if no alternative cause for the patient’s symptoms is demonstrated and the patient is fit for, and accepts, surgery. The patient should be counselled regarding the benefit of cholecystectomy versus the risk of persistent symptoms. Strong recommendation, low-quality evidence.4.If the patient has a 6–9 mm polypoid lesion of the gallbladder and one or more risk factors for malignancy, cholecystectomy is recommended if the patient is fit for, and accepts, surgery. These risk factors are as follows: age more than 60 years, history of primary sclerosing cholangitis (PSC), Asian ethnicity, sessile polypoid lesion (including focal gallbladder wall thickening > 4 mm). Strong recommendation, low–moderate quality evidence.5.If the patient has either no risk factors for malignancy and a gallbladder polypoid lesion of 6–9 mm, or risk factors for malignancy and a gallbladder polypoid lesion 5 mm or less, follow-up ultrasound of the gallbladder is recommended at 6 months, 1 year and 2 years. Follow-up should be discontinued after 2 years in the absence of growth. Moderate strength recommendation, moderate-quality evidence.6.If the patient has no risk factors for malignancy, and a gallbladder polypoid lesion of 5 mm or less, follow-up is not required. Strong recommendation, moderate-quality evidence.7.If during follow-up the gallbladder polypoid lesion grows to 10 mm, then cholecystectomy is advised. If the polypoid lesion grows by 2 mm or more within the 2-year follow-up period, then the current size of the polypoid lesion should be considered along with patient risk factors. Multidisciplinary discussion may be employed to decide whether continuation of monitoring, or cholecystectomy, is necessary. Moderate strength recommendation, moderate-quality evidence.8.If during follow-up the gallbladder polypoid lesion disappears, then monitoring can be discontinued. Strong recommendation, moderate-quality evidence. Source and scope: These guidelines are an update of the 2017 recommendations developed between the European Society of Gastrointestinal and Abdominal Radiology (ESGAR), European Association for Endoscopic Surgery and other Interventional Techniques (EAES), International Society of Digestive Surgery–European Federation (EFISDS) and European Society of Gastrointestinal Endoscopy (ESGE). A targeted literature search was performed to discover recent evidence concerning the management and follow-up of gallbladder polyps. The changes within these updated guidelines were formulated after consideration of the latest evidence by a group of international experts. The Grading of Recommendations Assessment, Development and Evaluation (GRADE) system was adopted to define the strength of recommendations and the quality of evidence. Key Point: • These recommendations update the 2017 European guidelines regarding the management and follow-up of gallbladder polyps. © 2021, The Author(s).},
note = {Cited by: 7; All Open Access, Green Open Access, Hybrid Gold Open Access},
keywords = {},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
2019
Patel K; Dajani K; Vickramarajah S; Huguet E
Five year experience of gallbladder polyp surveillance and cost effective analysis against new European consensus guidelines Journal Article
In: HPB, vol. 21, no. 5, pp. 636 – 642, 2019, ISSN: 1365182X, (Cited by: 8; All Open Access, Bronze Open Access).
@article{Patel2019636,
title = {Five year experience of gallbladder polyp surveillance and cost effective analysis against new European consensus guidelines},
author = {Krashna Patel and Khaled Dajani and Saranya Vickramarajah and Emmanuel Huguet},
url = {https://www.scopus.com/inward/record.uri?eid=2-s2.0-85056202258&doi=10.1016%2fj.hpb.2018.10.008&partnerID=40&md5=e4ce94e3f52f86eafb852c2ebab999e4},
doi = {10.1016/j.hpb.2018.10.008},
issn = {1365182X},
year = {2019},
date = {2019-01-01},
urldate = {2019-01-01},
journal = {HPB},
volume = {21},
number = {5},
pages = {636 – 642},
publisher = {Elsevier B.V.},
abstract = {Background: Gallbladder polyp (GBP) surveillance seeks to identify early neoplasms, but practice varies amongst surgical units. Recent European consensus guidelines have recommended an evidence-based GBP surveillance strategy. In a tertiary centre Hepato-Pancreato-Biliary unit we examine GBP surveillance, malignant yield, and assess cost-effectiveness of the new European consensus guidelines. Methods: Respective data were collected from all patients with ultrasonography-detected GBPs between January 2008 and January 2013. Results: 558 patients had GBPs detected on ultrasonography. Following initial ultrasonography, 304 (54.5%) had further ultrasonography surveillance of which 168 were in a formal GBP surveillance programme. Pre-malignant/malignant pathology yield was 1.97% with an annual detection rate of 12.0 cases per 1000 GBPs surveyed. Cost-effectiveness analysis of European consensus guidelines calculated annual savings of £209 163 per 1000 GBPs surveyed. Compliance with these guidelines would result in an additional 12.5% of patients under surveillance requiring cholecystectomy. Conclusion: GBP surveillance uptake was suboptimal at 32.8%. The incidence of pre-malignant/malignant lesions in GBPs emphasises the importance of surveillance for early detection and management with a view to avoiding the poor outcomes associated with more advanced gallbladder cancer. Adherence to the new European consensus guidelines would be clinically cost-effective with significant potential savings demonstrated in this study. © 2018 International Hepato-Pancreato-Biliary Association Inc.},
note = {Cited by: 8; All Open Access, Bronze Open Access},
keywords = {},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
2017
Wiles R; Thoeni R F; Barbu S T; Vashist Y K; Rafaelsen S R; Dewhurst C; Arvanitakis M; Lahaye M; Soltes M; Perinel J; Roberts S A
In: European Radiology, vol. 27, no. 9, pp. 3856 – 3866, 2017, ISSN: 09387994, (Cited by: 120; All Open Access, Green Open Access, Hybrid Gold Open Access).
@article{Wiles20173856,
title = {Management and follow-up of gallbladder polyps: Joint guidelines between the European Society of Gastrointestinal and Abdominal Radiology (ESGAR), European Association for Endoscopic Surgery and other Interventional Techniques (EAES), International Society of Digestive Surgery – European Federation (EFISDS) and European Society of Gastrointestinal Endoscopy (ESGE)},
author = {Rebecca Wiles and Ruedi F. Thoeni and Sorin Traian Barbu and Yogesh K. Vashist and Søren Rafael Rafaelsen and Catherine Dewhurst and Marianna Arvanitakis and Max Lahaye and Marek Soltes and Julie Perinel and Stuart Ashley Roberts},
url = {https://www.scopus.com/inward/record.uri?eid=2-s2.0-85011826986&doi=10.1007%2fs00330-017-4742-y&partnerID=40&md5=4d7ae172ad6f7f9639af4101bb98ec5d},
doi = {10.1007/s00330-017-4742-y},
issn = {09387994},
year = {2017},
date = {2017-01-01},
urldate = {2017-01-01},
journal = {European Radiology},
volume = {27},
number = {9},
pages = {3856 – 3866},
publisher = {Springer Verlag},
abstract = {Objectives: The management of incidentally detected gallbladder polyps on radiological examinations is contentious. The incidental radiological finding of a gallbladder polyp can therefore be problematic for the radiologist and the clinician who referred the patient for the radiological examination. To address this a joint guideline was created by the European Society of Gastrointestinal and Abdominal Radiology (ESGAR), European Association for Endoscopic Surgery and other Interventional Techniques (EAES), International Society of Digestive Surgery – European Federation (EFISDS) and European Society of Gastrointestinal Endoscopy (ESGE). Methods: A targeted literature search was performed and consensus guidelines were created using a series of Delphi questionnaires and a seven-point Likert scale. Results: A total of three Delphi rounds were performed. Consensus regarding which patients should have cholecystectomy, which patients should have ultrasound follow-up and the nature and duration of that follow-up was established. The full recommendations as well as a summary algorithm are provided. Conclusions: These expert consensus recommendations can be used as guidance when a gallbladder polyp is encountered in clinical practice. Key Points: • Management of gallbladder polyps is contentious • Cholecystectomy is recommended for gallbladder polyps >10 mm • Management of polyps <10 mm depends on patient and polyp characteristics • Further research is required to determine optimal management of gallbladder polyps. © 2017, The Author(s).},
note = {Cited by: 120; All Open Access, Green Open Access, Hybrid Gold Open Access},
keywords = {},
pubstate = {published},
tppubtype = {article}
}
